La fiera di San Majolo – storia.
Un tempo la gente portava sulla piazza dei paesi i prodotti della terra ed esponeva il bestiame e gli animali da cortile; le fiere erano il raduno dei più importanti allevatori e commercianti presenti in una zona, erano occasione di commercio e fonte di prosperità per i paesi. Era anche tradizione coniugare le attività commerciali alle feste religiose.
Il Beato Card. Andrea Carlo Ferrari, Arcivescovo di Milano, in data 26 aprile 1904, approvando lo statuto della Società Cattolica di Mutua Assicurazione del bestiame bovino sotto il patrocinio di S. Majolo, invitò a celebrare, ogni 11 maggio, la festa del santo Patrono e a officiarla con il collettivo decoro proprio di una Società̀ Cattolica.
Volendo far coincidere la fiera di Robecco sul Naviglio con una festività̀ religiosa, si scelse quella da tempo radicata nel paese e dedicata a S. Majolo.
Ufficialmente la Fiera di San Majolo venne istituita, con verbale di deliberazione nr. 550, il 23 aprile 1911, a voti unanimi e palesi del Consiglio Comunale. L’oggetto della delibera recita “istituzione di un’annuale fiera locale di bestiame e merci”. La delibera sanciva anche che la fiera si dovesse tenere a partire dal successivo anno 1912, nel giorno festivo 11 maggio, San Majolo; escludendo però tale giornata qualora fosse caduta in domenica, nel qual caso la fiera avrebbe dovuto essere anticipato o posticipata secondo le norme che l’Amministrazione Comunale si riservava di adottare.
Dopo i primi anni di buono svolgimento la fiera entrò in crisi risentendo forse delle difficoltà economiche mondiali degli anni ’29; è interessante leggere a questo proposito quanto annotava il parroco Don Luigi Ballabio, sul Liber Chronicus, l’11 maggio del 1931: “La fiera di bestiame e di merci poco fruttò, scarseggia il denaro, poca animazione e meno affari”.
La fiera continuò a svolgersi comunque, ininterrottamente, fino al 1942 quando venne sospesa per qualche anno a causa della guerra. Nel 1946 si ha traccia della ripresa della sua organizzazione. Il dopo guerra portò alla rinascita dell’Italia e soprattutto alla ripresa economica, a cui fece eco però il continuo svuotamento della campagna a favore dell’industria. La fiera di San Majolo, cadendo il giorno 11 maggio, un giorno lavorativo, vedeva sempre meno partecipazione sia di commercianti sia di agricoltori; la gente frequentava poco la manifestazione non potendo assentarsi dal lavoro; anche per gli scolari non era giorno di vacanza.
Dal 1951 la fiera non si svolgerà più: calata drasticamente la presenza, in un giorno non più considerato festivo, degli operatori del settore, in particolare gli agricoltori; anche il pubblico scarseggiava. Era difficile staccarsi dal lavoro e dalle faccende quotidiane per accorrere alla fiera a divertirsi o fare acquisti.
Il giorno 11 non era più consono ai tempi, tanto che anche la parrocchia si adeguò, e la festa di San Majolo, che in questo periodo era diventata praticamente solo religiosa, si festeggiava il giorno 11 solo se capitava in domenica, altrimenti veniva spostata. Intanto in paese l’insoddisfazione per la mancanza della fiera cresceva, insieme al fermento di un gruppo di persone di buona volontà, molto attive in paese. Gli appartenenti al gruppo proposero all’Amministrazione allora in carica di ripristinare la fiera, spostando però il giorno in una domenica o in un giorno di festa nazionale. Fu così che dopo varie ricerche alla Camera di Commercio e Provincia, per non incorrere nell’errore di tenere una fiera nello stesso giorno in cui se ne teneva un’altra nei comuni limitrofi, perché era vietato, si optò per il 1 maggio Festa dei Lavoratori e festività nazionale, e anche relativamente vicino all’11 maggio festa di San Majolo.
La storia sopra riportata è tratta, per gentile concessione, dal libro “Le fatiche dei robecchesi” curato da Dario Tonetti e Giorgio Pastori, pubblicato dalla ProLoco di Robecco, Grafiche Biessezeta, Mazzo di Rho, luglio 2010.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su Ordine e Libertà del 29 aprile 2016, pag. 33