È partito Marco Nones dalla galleria d’arte di Casa Dugnani a Robecco sul Naviglio per riportare le sue opere in Val di Fiemme, nel laboratorio fucina di Cavalese. È partito con una parte di quelle sculture che avevano affascinato i sensi dei visitatori della mostra e che sono rimaste esposte nel rigoglioso giardino e nella penombra delle sale della splendida Casa Dugnani dal 6 al 28 maggio. Lasciano un vuoto e un po’ di nostalgia le commoventi minuscole celle delle api, sintesi di una creazione già perfetta, celebrate nella cornice dei quadri; i legni contorti e profumati delle sculture; le sabbie spalmate sulle grandi tele in una immobilità solo apparente.
Marco, che si è diplomato nel 1984 all’Istituto d’Arte di Pozza Val di Fassa, con l’emozione del cuore e l’abilità delle mani, porta alla luce le segrete parole della materia per restituirle in una nuova dimensione ai suoi ammiratori sparsi in molte parti del mondo.
Da Cavalese partirà per Mascalucia in Sicilia per una installazione a “Trinità”, una azienda agricola dove è riemersa dalla terra nera una grande anfora romana. Antico e moderno si fonderanno in una opera in calce biologica e canne, l’una contenitore di olio profumato nell’antichità, l’altra contenitore di foglie e vento nel giorno del presente.
Poi sarà la volta di Megève alla Galleria Armel Soyer Alps di Parigi con tre installazioni ciclopiche forgiate in un legno che parla della forze della natura.
A Robecco siamo in attesa di conoscere il programma autunnale preparato da Vevè Venini, la esuberante gallerista e attenta padrona di Casa Dugnani che ha ospitato Marco Nones; ma perchè nel frattempo, non approfondire la conoscenza dell’artista che Vevè ci ha fatto incontrare? L’invito è a raggiungerlo, per le serate estive, a Respir Art il parco d’arte inventato da Nones e Calamari, a 2000 metri sotto i cieli delle Dolomiti, per l’inaugurazione delle nuove opere di cinque artisti che arrivano dalla Svizzera, Germania, Trentino e Calabria. Nell’ultima settimana di luglio le installazioni “open air” si aggiungeranno a quelle quattordici che già sfidano il vento e il sole delle montagne.
O perchè non fare un salto al “bosco che suona”? Un tempio della musica a cielo aperto tra gli abeti rossi, apprezzati da Stradivari e da altri grandi maestri liutai. Questo bosco, ogni estate, accoglie un rito musicale unico al mondo, ideato da Claudio Delvai: “I Suoni delle Dolomiti”, a cui partecipano musicisti di fama internazionale. Una misteriosa risonanza fra uomo e natura vibra nei boschi: è il dono della Val di Fiemme a chi diffonde nel mondo melodie sublimi, con strumenti che potrebbero essere nati proprio nei suoi boschi, così accoglienti e ben tenuti grazie alla gestione della millenaria Magnifica Comunità di Fiemme.
Paola Mazzullo
Pubblicato il 1 giugno 2017 su Ordine e Libertà