“Non è un paese per giovani” è una trasmissione radiofonica, prima che un film apparso sul grande schermo a marzo 2017, condotta da Giovanni Veronesi e Massimo Cervelli che indagano sulla “fuga dei cervelli”. E Veronesi racconta: «Nella mia trasmissione ascolto giovani che sono andati via dall’Italia perché si sentono espulsi da un paese che non dà loro prospettive, realizzazione, stipendio. Sono disposti a fare di tutto: i camerieri, i commessi, gli impiegati, ad aprire piccole attività. Negli anni Ottanta se ne andavano i cervelli o i figli dei ricchi. Oggi se ne va chiunque. Sono più di 100 mila l’anno, la maggior parte dal nord. Sono dati clamorosi di cui nessuno parla perché non c’è soluzione. Nel nostro Paese l’immigrazione ha un effetto mediatico molto forte; quest’altro esodo di gente che se ne va in silenzio, ma inesorabilmente, non fa notizia, anzi crea imbarazzo».
Nell’Abbiatense a occuparsi del problema della mancanza di lavoro e di prospettive, tra gli altri, c’è il circolo Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani). Le Acli stanno organizzando, per fine maggio, un incontro con i candidati sindaci alle prossime elezioni abbiatensi per capire quali proposte sulle politiche del lavoro verranno inserite nei programmi elettorali.
Il presidente abbiatense delle Acli, Danilo Malaguti, racconta come si sono mosse le Acli: «Abbiamo organizzato negli anni passati tanti incontri pubblici per stimolare la riflessione sulla situazione lavorativa nel territorio; ora vorremmo promuovere azioni concrete. La situazione si fa sempre più grave, a chi ha perso il lavoro si aggiungono ampie fasce di giovani che non riescono a trovare neppure un primo impiego (i “need”) e un numero sempre maggiore di migranti in cerca di occupazione. Il nostro compito è aiutare i più deboli e nel farlo dobbiamo imparare a prender sul serio i giovani, investire su di loro; a ridurre le barriere culturali e occupazionali anche con la piena partecipazione delle donne all’economia».
Franco Santagostini, vice presidente, aggiunge: «Abbiamo incontrato i sindaci, e i responsabili dei servizi sociali, dei 15 comuni che fanno parte del “Piano di Zona” dell’Abbiatense. Abbiamo stimolato il dialogo e la riflessione. Abbiamo ascoltato le esigenze di tutte le amministrazioni per avviare un dibattito comune, con lo scopo di integrare le buone pratiche portate avanti singolarmente da ciascuno e farne un piano organico».
In un’Italia sempre più in difficoltà, tra cervelli in fuga e crisi economica e disoccupazione quello che denunciano le Acli è la mancanza di politiche attive per il lavoro: «Per ora ci si limita a intervenire con politiche assistenziali, utilissime, soprattutto nella prima fase; poi però servono aiuti concreti per la ricerca di nuove collocazioni, utilizzando figure professionali adeguate: lo psicologo pur utilissimo deve essere affiancato da formatori».
A formulare nuove proposte e suggerimenti è anche Riccardo Villa, esperto di ricerca e formazione professionale, che collabora con le Acli: «Stiamo vivendo una nuova rivoluzione industriale la “Industry 4.0”. Bisogna saper rivedere le competenze, suscettibili di obsolescenza. Con la digitalizzazione tante figure professionali spariscono e saranno, sempre più, sostituite da altre. Nel nostro territorio però persistono belle eccellenze, scolastiche e aziendali, da rivalutare». Il mondo sta entrando in un nuovo periodo di innovazione che darà il via alla creazione di attività industriali totalmente nuove, nei settori della genomica, intelligenza artificiale, robotica, analitica dei Big Data e molti altri ancora.
Le Acli vorrebbero dare l’avvio a un incubatore per lo start up aziendale per rendere più facile per una azienda nascere, crescere e superare gli ostacoli burocratici; trovare e convogliare investimenti per sostenere i nuovi filoni emergenti come l’agricoltura di ritorno, il bio, il turismo, la ristorazione.
Villa ricorda ancora che: «L’era della globalizzazione scatena una ondata di cambiamenti tecnologici, economici e sociologici, ma sono tante le possibilità per studiare e ricollocarsi. Se chi ha perso il lavoro è troppo spaesato e depresso per iniziare nuovi percorsi autonomamente, deve intervenire il sostegno per la formazione» e cita esempi di agenzie come “Formaper”, un’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano, con lo scopo di contribuire allo sviluppo dell’imprenditorialità, trasferendo metodi e strumenti operativi per definire l’idea, redigere il business plan, affrontare le fasi di start up o “Ricollocami” che aiuta i lavoratori a individuare la professione più adatta alle proprie capacità e competenze e a entrare in contatto con realtà aziendali in linea con il proprio profilo professionale.
I “piani di Zona” pensati per il settore sociale potrebbero essere espansi alle politiche attive del lavoro, superando campanilismi di territorio e di appartenenza politica.
E soprattutto sostiene ancora Villa: «Non rincorrere le emergenze ma giocare d’anticipo; perché i finanziamenti ci sono, basta sapere dove cercarli».
«Ora siamo in attesa di proposte dai sindaci, dagli enti territoriali, dalle associazioni di categoria. E dalle Acli provinciali e regionali» sottolinea Malaguti.
E vuole preparare l’apertura di uno sportello lavoro attivo, cercando sinergie e collaborazione. «Stiamo dialogando con Afol, molto attiva nel Magentino, ma che a Abbiategrasso non ha una sede». Intanto a Magenta, è attiva una convenzione tra Comune e Afol, che prevede un progetto di sostegno all’occupazione femminile, con l’attivazione di percorsi di accompagnamento al lavoro tramite attività di formazione e di tutoraggio per 12 donne. Un esempio di politiche attive con un investimento di 5 mila euro.
Anche una recentissima comunicazione di Marco Bentivogli, segretario generale Fim-Cisl, affronta la sfida della quarta rivoluzione industriale: « In una società frammentata, in cui gli individui si sono trovati soli e deboli davanti agli effetti della crisi economica, non esistono scorciatoie. Bisogna unire le generazioni seppellendo la favoletta dei “diritti acquisiti” – I diritti o sono per tutti o, se valgono per pochi, si chiamano privilegi. Il nostro sistema-paese è sfavorevole alle imprese e al lavoro, per l’eccesso di burocrazia, per un sistema giudiziario lento e farraginoso, per un sistema creditizio che preferisce la rendita rispetto all’impresa. L’importante è non cullarsi nei rimpianti ma accettare la sfida del cambiamento. Anche quando farlo è faticoso».
E per dirla con Alec Ross, docente universitario: «Gli italiani hanno grande talento. Vi sono grandi scienziati italiani, brillanti ingegneri italiani, sorprendenti matematici e informatici italiani ma lavorano in Francia, Giappone, Corea Svezia…».
Paola Mazzullo
www.paolamazzullo.it
Pubblicato il 28 aprile 2017 a pag. 19 su Ordine e Libertà