Una mostra d’arte che profuma di bosco riempie le sale di Casa Dugnani a Robecco sul Naviglio. Le opere create da Marco Nones, con gli alberi della Val di Fiemme aspettano e accolgono i visitatori con le loro forme spontanee; sono rami e radici, resine colate, sabbie colorate, cortecce; sono opere inconsapevoli della natura trasformate in arte dall’occhio e dall’anima dell’artista; rivelano e portano a galla tutta la forza e la fragilità della vita. Nel giardino della galleria d’arte, dove passeggiano due bianche oche, è collocata “Tutti dormono sulla collina”, una installazione ispirata all'”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters. «L’opera è una antologia in tre dimensioni dove tutti possono leggere o immaginare le storie di vita di alcuni alberi» racconta l’artista, che è nato a Rheinfelden in Svizzera, ma che vive e lavora tra le valli delle Dolomiti, in Trentino. Espone in tutta Europa raccogliendo il favore di critica e pubblico; il suo “Svuotato”, il grande baccello che dona semi da cui rinasceranno frutti, gli è valso il Premio Expo 2015.
A Casa Dugnani espone una cinquantina di opere tra sculture, tele e installazioni che esaltano il mistero e l’essenza profonda della materia in un impeto di senso ultimo. E non è tanto per dire; davvero difronte alle sue opere siamo percorsi da brividi di piacere nel riscoprire la materia solitamente inosservata dai camminatori del mondo: è ceppo di legno o è davvero la balena di Giona quella incastrata nel vuoto della tavola nera che attanaglia l’occhio del visitatore nella sala sotterranea?
Duchamp ci ha fatto riscoprire la dimensione degli oggetti prodotti dall’uomo e li ha trascinati fuori dal loro esistere quotidiano; Nones trascina la natura sotto i nostri occhi e ci fa ritrovare l’eccitazione nella scoperta dell’insolito in forme consuete. Ed è come tornare a sdraiarsi nei prati e giocare a “cosa vedi in quella nuvola?” per scoprirvi un drago o un elefante…
Vevè Venini, la instancabile gallerista di Casa Dugnani, organizza da diversi anni mostre e conferenze: nel mese di maggio l’appuntamento con un artista, esordiente o già affermato, è sempre molto atteso. Grazie a queste mostre un po’ di mondo entra a Robecco… l’anno scorso era arrivato un maestro vetraio da Venezia, quest’anno è Nones ad aver accettato l’invito: «Ho conosciuto Marco per caso dieci anni fa entrando nella sacrestia del Bramante, in santa Maria delle Grazie a Milano; sono rimasta affascinata da questo giovane che sa indicare il ritorno alla natura, alla ricerca dei misteri antichi, dei miti che abbiamo dimenticato, dell’infinito del cosmo. Il mondo cambia, continua a cambiare, ma la resina profumata degli alberi darà ancora sicurezza e coraggio alle nostre vite».
Vevè con l’allegria e la gioia inesauribile dei suoi ottantotto anni guarda il mondo attraverso quegli occhi così azzurri da sembrare cielo: «Voglio correre verso il futuro e riscoprire la nostra vera natura nell’arte. Perché siamo fatti di natura. Mi godo questa mostra ogni mattina quando libero le sale dal buio della notte e il profumo del legno mi abbraccia e mi circonda. Il legno così vivo, con la sua anima e la sua storia, il suo odore di vita». Questa mostra non è solo da vedere, è da sentire. Con tutta l’anima.
Nella stagione invernale Vevè organizza cicli di conferenze sull’arte in linea con la stagione museale di Milano, così da creare un trampolino ideale verso le grandi mostre. Le conferenze sono curate da Alessandra Ruffino, scrittrice e critica d’arte, e sono seguitissime.
Ancora due parole su Nones: é lui che ha creato RespirArt uno dei parchi d’arte più alti al mondo che si estende, lungo un percorso ad anello fra le quote 2000 e 2200 m, a Pampeago, dove le installazioni artistiche dialogano con i pascoli e le guglie dolomitiche.
La mostra allestita nella Galleria Casa Dugnani in via Mazzini10, è stata inaugurata il 6 maggio e resterà visitabile fino al 28; tutti i sabato e domenica dalle 10 alle 19. Dal martedì al venerdì, dalle 15 alle 19, su appuntamento (tel. 02 9471745; cell. 333 6343935).
Paola Mazzullo
Fotografie di Raul Zini
Pubblicato il 12 maggio, pag. 31 su Ordine e Libertà