E mentre uno dei maggiori quotidiani nazionali, il Corriere della Sera, lancia una nuova pubblicazione mensile (Corriere Innovazione), con lo slogan “+scienza, + progresso”, presentando il robot umanoide Walk-Man, nelle scuole magentine si organizzano percorsi di robotica educativa.
Per la scuola primaria sono coinvolte le classi 2 A e B della “E.DeAmicis” e 3 A e B della “Giovanni XXIII”; i laboratori per imparare a programmare i movimenti di un robot si svolgeranno a marzo (tre incontri di due ore ciascuno per ogni classe), condotti da Alice D’Alessio e Gilda Bozzi, affiancate dai docenti Elena Fornaroli e Gianna Lavorgna.
Per la 3A della scuola secondaria ”IV giugno 1859”, invece, è già storia. «Una prima volta entusiasmante – ha commentato il professor Bartolomeo Figuccio, che ha seguito il progetto con il collega Francesco Oldani– i ragazzi hanno partecipato con grande interesse e si sono rivelati molto vivaci culturalmente durante tutti gli incontri, che si sono conclusi il 17 gennaio. Stiamo pensando di organizzare giornate divulgative per mostrare anche ai genitori ciò che sono riusciti a fare i ragazzi». Erano stati divisi in 4 gruppi da 4, con un robot in dotazione per ciascun gruppo e hanno dato via libera alla loro creatività inventando percorsi per i robot.
A organizzare questi laboratori di robotica è stata l’associazione Yunik, nell’ambito del programma Robokids, in convenzione con il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “R. Massa” dell’Università di Milano-Bicocca. Il responsabile scientifico del progetto è Edoardo Datteri, ricercatore all’Università; l’attuazione a Magenta è stata possibile grazie al finanziamento di SAP.
«La robotica è un modo per appassionare i giovani allo studio delle discipline tecnico-scientifiche, sviluppare le competenze logico-matematiche, digitali e computazionali, e stimolare l’apprendimento di capacità e competenze trasversali. Il robot non è il fine ma il mezzo attraverso il quale i bambini sperimentano» ha spiegato Gianna Lavorgna .
«I bambini lavoreranno in piccoli gruppi, questo favorisce la capacità di elaborare criticamente i propri errori e identificare soluzioni» ha sottolineato Elena Fornaroli.
Il lato scientifico-culturale dell’informatica, il pensiero computazionale, aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità importanti per tutti i futuri cittadini.
E se è vero che gran parte dei lavori attuali non esisteranno più tra vent’anni sostituiti da altri completamento nuovi, legati alle innovazioni tecnologiche, bisogna lasciare spazio a questa nuova didattica.
Non è la specie più forte a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento, diceva Charles Darwin…
Paola Mazzullo