Uno scricchiolio assordante; secco e asciutto. Poi un tonfo sordo e rumore di lamiere. Così Angela Grittini, titolare della Cartolibreria Evviva, ha descritto lo spezzarsi e il rovinare al suolo del grande ramo di tiglio, nella sera di martedì 27 marzo, in piazza XXI luglio a Robecco sul Naviglio.
È stata l’unico essere umano a condividerne la solitaria agonia; erano le 21,30 e la sera era deserta. Poi la piazza si è animata: alcuni residenti, allarmati dal fragore, sono usciti in strada e di lì a poco sono intervenuti anche Vigili del Fuoco e Carabinieri per compilare con Luigi Dameno, responsabile dell’area tecnica e sviluppo del territorio robecchese, constatazioni e verbali. Il grosso ramo, nello schianto, ha colpito un’autovettura in sosta. La zona è stata transennata.
Nella mattinata successiva tecnici, vigili e collaboratori comunali hanno valutato con Claudio Baggio, un esperto del settore, il da farsi. Visto il precario equilibrio della pianta (l’interno è completamente cavo), e la concreta possibilità che si aprisse in due, è stata necessaria una drastica potatura per mettere in sicurezza la zona.
«Sarà interpellato anche un tecnico agronomo per verificarne lo stato di salute del tiglio spezzato, così come quello delle altre 25 grandi piante» ha confermato il sindaco Fortunata Barni.
Al di là del capitale naturale i tigli della piazza hanno valore di memoria collettiva. La loro presenza celebra 70 giovani soldati, il tributo di Robecco alla Grande Guerra: «Sono stati piantati negli anni ’30; un tiglio per ogni Caduto. E su ognuno di essi si trovava una targhetta con un nome – ha ricordato l’ex sindaco Giuseppe Zanoni. Ora le targhe non ci sono più, ma i loro nomi si trovano ancora scolpiti nella pietra, nel sacrario dei caduti».
Dario Tonetti racconta: «Per la piazza, intitolata a Vittorio Emanuele II, era stata prevista la piantumazione di 40 ippocastani, se ne trova menzione in una delibera di giunta del 1896; poi agli inizi del 1900 la piazza viene rifatta e si perde notizia degli ippocastani».
Lo spazio non era sufficiente a commemorare tutti i settanta caduti della Grande Guerra così, nel 1937, furono loro dedicate anche undici aule scolastiche del comune e piantumati altri tigli nella strada che dal cimitero di Casterno porta in Piazza Garibaldi (Parco della Rimembranza di Casterno).
Nel 1999, sotto la giunta di Beniamino Merlo, il centro del paese assume l’aspetto attuale; a incorniciare la nuova Piazza XXI luglio, ribattezzata in ricordo della rappresaglia nazi-fascista del 1944, rimangono 13 tigli a ovest e 12 a est. Sembra che il tiglio spezzatosi il 27 marzo sia proprio quello davanti al quale vennero fucilati i robecchesi, ricordati dalla lapide sul muro adiacente. «Lì avrebbe dovuto essere messo il monumento a ricordo» suggerisce Dario Tonetti.
Mercoledì scorso i tigli sono stati saggiati con un leverino e molti dei venticinque tronchi risuonano vuoti, potrebbero essere marci. Sarà sufficiente, per garantirne l’equilibrio, una potatura di tutta la parte alta, che li alleggerisca prima dell’aumento di peso dovuto al fogliame che germoglierà a breve? Per ora nessuno può pronunciarsi sulla sorte degli ottuagenari che, con la loro chioma ampia e il fogliame vivace, hanno saputo regalare spazio ombroso alle nostre estati. Certo è necessario che siano garantite sicurezza e incolumità ai frequentatori della piazza. Lì ci sono panchine e c’è la fermata dell’autobus di linea dove in tanti sostano nell’attesa.
Paola Mazzullo