“EL LOEUGH“, così gli abbiatensi chiamavano quel “pio luogo degli incurabili e degli schifiltosi“, dove venivano ricoverati i poveri con malattie permanenti o affetti da gravi handicap e da cui è nato, molti anni fa, l’Istituto Geriatrico “Camillo Golgi“.
Quello stesso nome è stato scelto per la compagnia teatrale, nata nel gennaio del 2010, all’interno dell’Istituto. A dare l’avvio alla compagnia “El Loegh” è stata la regista Pinuccia Rosetta che, nostalgica del teatro dialettale, ha coinvolto nella sua passione alcuni colleghi dell’Istituto Golgi.
«È nata per intrattenere gli ospiti della struttura e i loro famigliari, poi gli attori ci hanno preso gusto, hanno allestito lavori sempre più impegnativi, e hanno cominciato a esibirsi anche sul palcoscenico di teatri della zona e di Milano. Senza dimenticare mai però del loro pubblico “interno” composto di degenti, famigliari e colleghi. Le rappresentazioni in esterno hanno però anche un carattere benefico, di raccolta fondi, a favore di bisognosi, o della ricerca scientifica» racconta Valeria Marzagalli, neo presidente della compagnia.
Il primo lavoro di “El Loegh” è stato “El delit de via Spiga” di Guido Bertini, replicato per quattro volte, vista la riuscita di pubblico e di critica. Poi è stato il tempo dell’ ambizioso “Non ti pago”, di Edoardo De Filippo, tradotto dal napoletano al lombardo. Nel repertorio anche scenette del gruppo napoletano “La Smorfia”, “Gent de ringhera” di Guido Ammirata, “La cummedia in cuncurs” di Roberto Zago e alcune filastrocche di Gianni Rodari “I viaggi di Giovannino Perdigiorno”.
Nell’autunno del 2014 la compagnia ha lavorato con Mimmo Sorrentino, drammaturgo e regista, portando sul palcoscenico “Nella casa dell’ospite”, una raccolta di storie vissute all’interno dei reparti dell’Istituto Golgi, raccontata con la partecipazione di alcuni ospiti ricoverati.
Il 7 e 8 gennaio i “El Loegh” si sono esibiti al Teatro Osoppo di Milano con “El quint articol… quel di rob ridicol”. «Una commedia divertentissima sulle dinamiche famigliari. È stato un vero successo! –racconta ancora Valeria, che lavora al Golgi e ora nella Fondazione, da più di 20 anni- 280 posti occupati e tanta emozione per un pubblico di “sconosciuti abitanti milanesi”… applausi a scena aperta e richieste di replica per gli anni futuri. Tra gli spettatori tanti appassionati di dialetto!».
Valeria Marzagalli ci tiene a ringraziare la dirigenza dell’Istituto Golgi che consente alla Compagnia teatrale di utilizzare una sala per le prove e un magazzino per tenere le strutture e i costumi si scena.
Per chi volesse applaudire gli attori, “El quint articul” si replica il 12 febbraio al Teatro S. Domingo di Milano.
Top secret invece il titolo della nuova produzione che andrà in scena il prossimo inverno e sulla quale attori e regista stanno già facendo delle ipotesi.
Paola Mazzullo
www.paolamazzullo.it
L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 13 gennaio, pag. 20
BOX sul Golgi
Milano, al pari delle principali città europee, fin dal Medio Evo poté fare affidamento su una rete capillare e variegata di associazioni dedite al soccorso dei poveri.
Fin dall’inizio del XIV secolo, tali fondazioni venivano chiamate con nomi diversi (confraternita, schola, consortium, societas). Accanto ai sodalizi di parrocchia, dediti a pratiche religiose e solo secondariamente ad opere di carità, crebbero e si svilupparono dei veri enti di beneficenza.
Questi “loca pia” davano risposta al bisogno mediante la distribuzione di elemosine, cibo e vestiti.
Favoriti dalle autorità religiose e da quelle politiche, ma indipendenti da entrambe, i Luoghi Pii Elemosinieri furono governati per tutta l’Età Moderna da organi di amministrazione autonomi, composti da rappresentanti dell’élite cittadina.
Duecento anni fa, con le riforme attuate dall’imperatore Giuseppe II, in tutti i dominii della Corona asburgica, anche in Lombardia la tradizionale rete delle fondazioni benefiche fu investita da profonde trasformazioni. Nel 1784 i tanti Luoghi Pii Elemosinieri esistenti (a Milano erano quasi quaranta) furono accorpati nei cinque principali: Quattro Marie, Misericordia, Carità, Divinità e Loreto. Contemporaneamente si procedette alla creazione di due nuove istituzioni: la Pia Casa dei poveri incurabili ad Abbiategrasso, per il ricovero delle persone affette da malattie permanenti o da gravi handicap, e la Pia Casa di lavoro a Milano, per offrire ai disoccupati una risposta più valida dell’elemosina.
Il ricovero di Abbiategrasso, dal 1966, ha preso ufficialmente il nome di Istituto Geriatrico “Camillo Golgi”, in onore del Premio Nobel per la Medicina che dal 1872 al 1875 aveva operato come Primario all’interno dell’istituto.