Centro commerciale si o no?

«È riduttivo valutare un solo aspetto di un Piano per il governo del territorio (Pgt) che andrebbe analizzato invece in tutta la sua interezza per poter formulare considerazioni adeguate. Che senso ha pronunciarsi per un sì o un no riguardo alla costruzione di un centro commerciale estrapolandolo da un piano ben più complesso e senza tenere conto delle ripercussioni sugli altri fattori previsti per lo sviluppo della città?» così esordisce Cesare Nai, presidente della Fondazione per Leggere e candidato sindaco alle elezioni di giugno 2017, interpellato riguardo alla variante al pgt proposta dalla giunta Arrara.

«Il Pgt 2011 prevedeva uno sviluppo della città articolato, con una pluralità di poli attrattori, si parla di città policentrica e una molteplicità di servizi; una “cittadella dello sport”; 70.000 mq di verde pubblico lungo la Cardinala, corridoi verdi che avrebbero messo in comunicazione il centro e le periferie in direzione dell’Annunciata, un parco lineare per una fascia di circa 50 metri lungo la cosiddetta strada parco a chiusura dell’abitato verso il Parco del Ticino; una pista ciclabile; un Auditorium polivalente con 2.000 posti messo in relazione col polo culturale dell’Annunciata e la possibilità di investire veramente sul “ centro commerciale naturale”, il centro storico, con circa 3 milioni di euro previsti».

E suggerisce: «A distanza di 5 anni, naturalmente le cose sono cambiate. Ad esempio oggi potremmo chiedere all’operatore la realizzazione di una piscina. Infrastruttura quanto mai necessaria vista la chiusura di quella esistente».

Per quanto riguarda strettamente la superficie commerciale Nai sottolinea: «Il pgt 2011 riduceva a 15.000 metri quadrati la superficie (20.000 mq totali se si comprendono i depositi e i servizi annessi) rispetto a un piano regolatore del 1985 che parlava di 45. 000 mq di superficie di vendita a cui si aggiungevano spazi per corsie, gallerie commerciali e magazzini, per un totale di 65.000 mq.

Ora non si tratta di essere pro o contro il centro commerciale. E’ semplicemente una realtà da gestire nel migliore interesse della città, per uno sviluppo armonico. Riteniamo che un centro commerciale non necessariamente vada a penalizzare il commercio locale, ma che se ben gestito, possa addirittura portare risorse finanziarie a vantaggio della città nel suo complesso. Quante sono le saracinesche che chiudono oggi pur in assenza di un centro commerciale… e viceversa quante sono le realtà virtuose e vitali di centri storici, in Italia e all’estero, dove il commercio locale prospera pur in presenza di centri commerciali o outlet?».

Cesare Nai spera che ci siano delle serie linee guida a sostegno della variante proposta dall’amministrazione uscente, e che non sia solo: «una battaglia ideologica giocata al fotofinish da una amministrazione uscente, che e penalizzi le realtà imprenditoriali che danno lavoro ai molti nostri cittadini e che non tenga conto del bisogno degli abbiatensi rispetto, ad esempio, al tema già sviluppato da un gruppo di lavoro trasversale costituitosi a suo tempo per l’housing sociale».

Paola Mazzullo

www.paolamazzullo.it

Pubblicato su Ordine e Libertà del 21 aprile 2017, pag. 5