Voucher: introdotti e inquadrati dalla Legge Biagi nel 2003, precisati nei limiti e nell’utilizzo nel 2008; destinati al settore agrario e poi estesi ai lavoratori domestici con prestazioni brevi, come colf e badanti per intenderci. Nel 2010 sono stati estesi a tutti i settori, da quello delle ripetizioni a casa da parte di studenti, lavoretti di giardinaggio, a prestazioni di hostess o stewart in fiere o eventi pubblici. Poi modificati di nuovo e resi validi per i settori professionali: imprese, enti, lavoratori autonomi; i settori del commercio, dell’industria, dell’artigianato e dell’intrattenimento (ristoranti, bar, discoteche, sale cinema).
Pensati per contrastare il lavoro nero e difendere le categorie considerate più deboli nel mercato, coloro che rimanevano senza protezioni assicurative, i voucher hanno avuto una vita tormentata e in alcuni casi ottenuto l’effetto contrario a quello sperato, diffondendosi come strumento di elusione e evasione delle norme fiscali e previdenziali. Per i disonesti.
Per chi agisce nel rispetto delle norme e nella legalità, che dovrebbe essere quanto di più normale, i voucher sono stati uno dei tanti sistemi retributivi utilizzabili; anzi «Un buon sistema fluido, di facile gestione e senza intoppi burocratici -sottolineano dalla segreteria della Fondazione Morimondo – Li abbiamo usati per i nostri operatori didattici, una trentina circa, che lavorano saltuariamente e a rotazione secondo disponibilità e competenze personali. La seccatura sarà ora quella di dover ricominciare da capo a documentarsi e studiare i nuovi sistemi retributivi che le normative proporranno; forse sarebbe più facile tornare alle prestazioni pagate con ritenuta d’acconto -dicono ancora dalla Fondazione Morimondo- Tanto, dal punto di vista della legalità le cose non cambiano mai e un sistema vale l’altro. Come si dice? Fatta la legge… trovato l’inganno, gli scienziati dell’evasione sono sempre all’erta».
Le cooperative sociali pensano che i voucher siano stati un buon sistema per retribuire le persone in difficoltà; persone che avendo perso il lavoro, dovevano arrangiarsi con lavoretti saltuari. «Questo sistema retributivo funzionava abbastanza bene, anche se bisognava rispettare un sacco di norme, cosa non sempre facile a causa delle continue modifiche che venivano apportate sull’utilizzo, sui settori, sui limiti di retribuzione massima… Nel settore del sociale però il lavoro è, generalmente, continuativo e non saltuario, e i voucher, essendo poco flessibili sotto questo punto di vista, non erano uno strumento particolarmente adatto. Abbiamo utilizzato i voucher per far lavorare tre persone nel corso del 2016, poi le abbiamo assunte -ha detto il presidente di una di queste cooperative- ma vorrei purtroppo evidenziare che ci sono ancora lavoratori che si dimostrano irreprensibili finché sono in periodo di prova, o precari con retribuzione a voucher, e poi quando vengono assunti… lavorano con tutt’altra tenacia».
Paola Mazzullo
www.paolamazzullo.it
Pubblicato su Ordine e Libertà del 31 marzo 2017, pag. 4