Nel chiostro cinquecentesco dell’ex convento dell’Annunciata si parla di Alta Cucina per 10 week end, da maggio a ottobre, grazie al progetto di Maestro Martino-Milano Gourmet Experiece.
Ma noi smettiamo mai di parlare di cibo? Forse no, soprattutto oggi che oltre a destreggiarci in cucina per preparare i pasti quotidiani, ne sentiamo discutere a scuola, in televisione, sui quotidiani e riviste di settore e sui social.
“E’ una storia d’amore la cucina. Bisogna innamorarsi dei prodotti e poi delle persone che li cucinano” ha detto Alain Ducasse (che ha gestito nella sua carriera contemporaneamente tre ristoranti con 3 stelle Michelin in tre diversi paesi e di stelle ne ha ricevute complessivamente 21); una storia d’amore ma anche di fatica, una fatica che deve essere narrata oltre che vissuta, per essere condivisa, tramandata e innovata.
Tra gli altri ci sono anche dei nuovi narratori: i food blogger (chi scrive di cibo in un diario pubblicato sul web, ndr.) o meglio le food blogger perché per l’80% si tratta di donne. “Forse perché la donna è da sempre legata alla cultura del cibo: dall’allattamento in poi, si prende cura della nutrizione di piccoli e grandi esseri umani… e forse anche perché le donne sono grandi narratrici, iniziano con il raccontare le favole ai loro bambini, e continuano con il racconto della vita”. A suggerirlo è AnnaMaria Pellegrino, presidente e socio fondatore, insieme a 10 colleghi, di AIFB-associazione italiana food blogger.
L’associazione è nata verso la fine del 2015 (e a oggi gli iscritti sono già più di 350) per facilitare incontri, condivisione, crescita e formazione di coloro che amano il cibo e ne promuovono la cultura attraverso un blog.
“Ho iniziato a studiare e raccontare la storia e l’identità delle materie prime, con la consapevolezza che il cibo è parte fondamentale dell’identità dei popoli e delle nazioni e che la storia del cibo si mescola con la storia dei popoli, in un processo di assimilazione e interazione e contaminazioni. Da li è partita la mia avventura nel mondo della cucina e la voglia di condividere questa passione con coloro che amano raccontare e raccontarsi attraverso e con il cibo” spiega la Pellegrino.
Per diventare un food blogger, vero e serio, bisogna amare il cibo, gli ingredienti, la buona natura, le eccellenze, e bisogna aver voglia di raccontarlo; ma occorre anche frequentare corsi, seminari, workshop di fotografia, scrittura, comunicazione, cucina, web marketing. Il presidente di AIFB si entusiasma quando dice: “Degustare, cucinare, scrivere, fotografare, condividere idee e conoscenze sono attività in cui i food blogger si impegnano quotidianamente con un entusiasmo e un interesse incredibili; anche perché la ricetta nuda e cruda non interessa più molto, se ne trovano centinaia in internet, quello che interessa oggi ai lettori è capire le differenze tra i vari prodotti, conoscerne la storia, impararne le differenze in base ai paesi di provenienza. Chi racconta di cibo deve essere multitasking: sapere e saper raccontare in molti modi differenti”.
Gli associati di AIFB non possono essere “improvvisatori” di storie: devono studiare, e documentarsi, visitare luoghi e aziende per raccontare le loro conoscenze e aiutare così i lettori e gli appassionati a scoprire le eccellenze di un territorio e la storia che le avvolge, per far percepire la cura e la passione nascoste dietro il gesto di chi coltiva o impasta o alleva.
Anche durante gli “Chic nic” all’Annunciata i food blogger sono in azione, vista la quantità di eccellenze del territorio e del Parco del Ticino presenti; ve ne presenteremo alcuni strada facendo per capire meglio questo nuovo modo di fare buona informazione sul settore agroalimentare.
“Scambio, condivisione, apertura, rispetto, umiltà, desiderio di crescita e apprendimento, dovrebbero contraddistinguere lo spirito di un food blogger” suggerisce AnnaMaria Pellegrino a chi vuol cimentarsi in questo genere di avventura.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su ordine e Libertà del 2 giugno 2016, pag.18