Giulio Dugnani, nobile robecchese, nel suo testamento del 1832, trasmettendo i propri beni alla moglie donna Teresa Viani, lasciò alla comunità di Robecco un legato di Lire 8.000 per la costruzione di un ponte “per un più comodo e libero mezzo di portare il Santissimo viatico agli infermi dell’altra sponda”.
Inizia così la storia del Ponte degli Scalini di Robecco sul Naviglio; un ponte che avrebbe dovuto essere in ferro ma venne poi costruito in cotto e sassi vivi; la realizzazione fu più costosa ma di “sicura tenuta”. Il progettista Marco Trolli preventivò una spesa di L. 11.700 e fu Giuseppe Campi a coprire la quota eccedente; nella primavera del 1842 il ponte era “lodevolmente” compiuto.
Dopo 170 anni il ponte presenta evidenti segni di degrado, dovuti sia agli agenti atmosferici sia alla presenza di depositi di microorganismi autotrofi o/e eterotrofi, oltre ad incrostazioni varie: è tempo di prendersene cura. L’architetto Giovanna Ferrario, dell’Ufficio Tecnico comunale, aveva già preparato nel 2015 una relazione dettagliata dell’intervento da effettuare, sia sul materiale lapideo che sul parapetto in ferro, al quale la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici e il Consorzio Est Ticino Villoresi hanno dato parere favorevole. “Abbiamo considerato prioritari alcuni obiettivi, afferma l’architetto, quali il restauro conservativo del materiale lapideo con la pulizia della patina del tempo e il consolidamento; la verifica e il consolidamento del parapetto; l’eliminazione di ossidi e il trattamento delle parti corrose del ferro. Abbiamo dovuto effettuare tutte le analisi stratigrafiche, chimiche, di porosità e resistenza, per poter individuare con i tecnici le corrette tecniche di pulitura di tipo chimico (a impacco e a pennello) di pulizia meccanica (con bisturi e martellina), di spazzolatura delicata e di lavaggio con acqua demineralizzata a bassa pressione. Sarà anche effettuato un trattamento preventivo contro la rinascita di vegetazione superiore”.
Oggi il ponte è affidato alle mani del restauratore Stefano Navigato della CME di Magenta che ne sta curando una minuziosa pulizia. “Ci atteniamo alle indicazioni della Sovraintendenza; non possiamo sabbiare la pietra per farla tornare nuova perché andremmo a togliere uno strato, seppur piccolissimo, di granito e questo non è in linea con la tecnica del restauro conservativo che deve lasciare sulle architetture i segni del passaggio del tempo”, racconta Navigato.
I lavori di restauro sono stati resi possibili grazie all’interessamento di Dario Tonetti, un cittadino robecchese, che si è dedicato alla raccolta fondi: i cittadini di Robecco e dei paesi limitrofi hanno consegnato all’amministrazione comunale 6.000 euro.
L’11 gennaio è iniziata l’asciutta del Naviglio e sono stati montati i ponteggi; i lavori dovranno essere terminati entro il 28 marzo quando l’acqua tornerà a scorrere tra le sponde, e sul parapetto torneranno a fiorire le essenze (fornite dalla Cooperativa del Sole ma curate e annaffiate da cittadini, ndr.) per restituire alla vista dei passanti il suggestivo colpo d’occhio sulla corrente, i monti e le ville di delizia.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su Ordine e Libertà del 11 marzo 2016, pag. 43