Dalla Val Trebbia a Robecco sul Naviglio
Siamo in Emilia Romagna, in provincia di Piacenza: a Bobbio, un paesino di circa 3600 abitanti dove nel 1967 si stabilisce la famiglia Gasparini.
Il papà guida i pullman di linea e a casa la mamma si occupa di Marco, classe ’66, che in Val Trebbia passa tutta la sua infanzia e adolescenza.
Finite le scuole dell’obbligo, Marco inizia a lavorare dal mastro casaro “Ludovico SpA” una fabbrica di paste filate fresche e ricotta; ma la fabbrica non sembra fare per lui, animo inquieto, che cambia ancora parecchie volte professione prima di trovare la sua strada.
Strada che troverà molti anni dopo, quando a Milano incontra Vinicio, un anziano calzolaio che lo istruisce sull’arte di cucire a mano le scarpe. Vinicio è mantovano, è in pensione, ha più di 70 ma non rinuncia a trasmettere con passione e perizia il suo mestiere ai giovani. Per due anni Marco studia da Vinicio; poi incontra Edmo Campi, trasferitosi in zona Corvetto dalla Romagna che lo prende a bottega per 3 anni e lo raffina nell’arte della calzoleria.
E così tra necessità, caso e fortuna Marco alimenta la sua passione. E’ ora di iniziare un’attività in proprio e nel 2009 a Robecco sul Naviglio apre il suo negozio di ciabattino, in via Dante.
Il negozio è piccolino e poco in vista, il lavoro è scarso e Marco va due volte a settimana a Milano a prendere scarpe da riparare e le porta nella sua bottega.
La costanza paga e in pochi anni il lavoro cresce anche a Robecco: nello scorso settembre 2014 Marco apre un nuovo negozio più grande, luminoso, in vista, in via Roma 20.
Ora nella bottega c’è un apprendista, Nicolò Battaglini, che viene da Milano a Robecco per imparare a cucire a mano le scarpe, e la storia si inverte e si ripete.
Marco Gasparini ha oggi un’attività ben avviata e sicura e ha così potuto scegliere di dedicare una parte del suo tempo alla musica e al sociale, senza scopro di lucro.
Mentre lavorava con alterna fortuna in molti settori (dalla raccolta dell’uva, alle fabbriche, come decoratore) Marco ha studiato musica jazz e chitarra elettrica.
La musica lo ha accompagnato anche sul quel treno che Marco ha preso per anni per fare avanti indietro da Milano; sul treno dove ha incontrato altri giovani pendolari che amano suonare e con i quali si è iscritto a una scuola di musica. Nell’ Ottobre 2011 nasce la FONC (Fanfara Obbligatoria Non Convenzionale) come modello di sperimentazione collettiva di musicisti provenienti da realtà e percorsi differenti che si ritrovano per il gusto di suonare assieme.
La fanfara è una banda, in genere non molto numerosa, di strumenti a fiato, per lo più della famiglia delle trombe, e di strumenti a percussione, che accompagna di solito sfilate, parate, cerimonie. La musica che si esegue con questo complesso è costituita in genere da brevi frasi e ritornelli, di intonazione solenne e marziale, o semplice e popolaresca.
La Fonc si autodefinisce banda di strada senza direttore, senza divisa, e che vuole offrire un contributo artistico per cause locali, sociale, ambientale. Questo gruppo, tra le tante manifestazioni in cui si esibisce, annovera anche gli inviti a Roma e Parigi in occasione dei raduni delle fanfare e delle bande musicali di strada.
Marco entra anche in contatto con Humus in Fabula un’associazione di “fertilizzazione culturale” nata nel marzo 2010, attiva nella zona di Abbiategrasso. Insieme al neonato gruppo musicale “La Vigna di Enzo” decidono di riportare in vita, per i ragazzi e i bambini, la tradizione del raccontare nelle cascine: a giugno alla cascina Gambarina di Abbiategrasso, un narratore e 8 musicisti , mettono in scena “Cenerentola” la fiaba dei fratelli Grimm rivisitata in chiave musicale.
L’anno successivo tocca a “Il gatto con gli stivali”: il 27 settembre 2014 alla cascina Lema di Robecco è la voce narrante di Andrea Fabbri, per la regia di Sabrina Santini, accompagnato da percussioni, ghironda, bombardino, violino, chitarra (di Marco Gasparini) a incantare i bambini.
Dalla fantasia di Humus in Fabula nasce anche un gioco: le bambine e i bambini vengono invitati a immaginare la propria fiaba al rovescio, così da fare diventare cattivi i personaggi buoni e buoni quelli cattivi, sostituendo il finale, modificando i nomi e le cose che si dicono, descrivendo principesse antipatiche, pifferai stonati, lupi vegetariani, porcellini viziati, sorellastre amorevoli, streghe incomprese, nani disoccupati eccetera, eccetera, eccetera. Le più originali sono state stampate in un libricino (in vendita a 5 euro c/o il negozio del calzolaio) illustrato da 7 artisti.
E come sempre, sotto forma di racconti, di opere cinematografiche o musicali, per bambini e per adulti, le fiabe invadono il nostro immaginario. E chissà se nello scegliere le fiabe da raccontare e suonare ai bambini il calzolaio di Robecco, Marco Gasparini e i suoi amici, hanno pensato che fiabe, miti e leggende di ogni paese, hanno spesso avuto come soggetto delle storie scarpe e calzolai … scarpe che conservano sempre poteri misteriosi, sono artefici di metamorfosi, benefici e poteri augurali. Chissà se “Cenerentola” con la sua perfetta scarpetta di cristallo che cambierà la vita di una principessa, e il “Gatto” che si infila un paio di stivali e va a cercar fortuna per sé e per il suo amato padrone, sono arrivati per caso a Robecco sul Naviglio.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 30 Gennaio 2015, pag. 27 – Rubrica mensile “Robecchesi si diventa”