La mostra “In Saffa” è terminata il 25 ottobre. I 30 grandi pannelli da 150 x 200 non finiranno però in cantina: il Liceo Bramante di Magenta ha chiesto di poterli esporre, alcuni Comuni del territorio hanno chiesto di rendere la mostra itinerante e anche il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano è interessato ad averla nella sua sede.
La linea del tempo, color “rosso Giò Ponti”, che scandisce il passare degli anni dal 1860 al 2002 sui cartelloni della mostra “In Saffa” con immagini d’archivio, didascalie e gigantografie, continuerà a raccontare la storia di questa industria che è stata modello di produzione e di sviluppo; una linea rossa che parte dal marchio ben definito della Saffa e si snoda per 45 mt. e termina disegnando un nuovo logo, formato da linee aperte, che idealmente scrivono il futuro di Saffa (l’idea è di Davide Catto e Sara Pavoni).
La mostra ha suscitato grande interesse nel mondo milanese: si sono mossi Il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia di Milano, BPM, Comieco-Consorzio Nazionale recupero e riciclo degli imballaggi, Reno de Medici, il sovrintendente dell’Archivio di Stato e l’Università scientifico-tecnologica del Politecnico di Milano, diventati partner prestigiosi per valutare nuovi studi, laboratori di ricerca industriale e architettonica, possibili sedi museali.
Il Prof. Bigatti, docente di Storia Economica dell’Università Bocconi di Milano e direttore della Fondazione Isec (Istituto per la Storia dell’età contemporanea) ha analizzato il sistema industriale Saffa e ha contribuito alla stesura dei testi della mostra.
La Facoltà di Architettura del Politecnico avvierà in primavera, con un gruppo di studenti del terzo anno, un laboratorio di studio e progettazione sul recupero delle aree industriali magentine e uno studio sul riciclo industriale; si è parlato anche di inserire il recupero e riutilizzo dell’ex area Saffa in un PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale).
Sabato 2 Novembre il sindaco Marco Invernizzi ha voluto riassumere la mostra con una conferenza stampa, proprio per dare notizia alla città di quali, quante e prestigiose proposte siano giunte all’Amministrazione comunale e all’associazione Urbanamente, a seguito di questa mostra.
Tirano le somme Daniela Parmigiani, presidente di Urbanamente, e Vittorio Garanzini, ideatore della mostra stessa: “4277 i visitatori che hanno scoperto o ricordato la storia di questa grande industria; visitatori spesso commossi, perché questa storia l’hanno vissuta sulla loro pelle ed è rimasta nel cuore. E’ affluito un pubblico attirato dal sentimento di appartenenza a un passato che non si può dimenticare: circa il 50% dei visitatori erano infatti ex dipendenti e famigliari, che hanno sostato a lungo davanti alle gigantografie per riconoscere i volti di chi ha lavorato nella fabbrica”.
La mostra ha coinvolto anche le scuole, dalle primarie all’università; hanno visitato l’esposizione 24 classi di 6 istituti magentini e molti studenti universitari del Politecnico (III anno, Urbanistica); anche un gruppo della “terza età” è arrivato da Albairate.
I più piccoli hanno fatto tante domande curiose, e grazie all’associazione Eureka hanno anche avuto modo di partecipare a laboratori dove, con il cartoncino della Saffa e la colla, hanno creato pannelli decorativi.
Sedici studentesse del Liceo Linguistico S. Quasimodo di Magenta, grazie al progetto “Alternanza Scuola Lavoro”, hanno collaborato per soddisfare piccole curiosità dei visitatori, ma anche per raccogliere impressioni e commenti.
E’ stato scritto anche un diario che raccoglie le emozioni dei visitatori: 244 i commenti lasciati, di cui 243 positivi e uno solo, anonimo, negativo: tutti chiedono di continuare a raccontare questa storia per farla rivivere sul territorio.
I soci di Urbanamente sono stati il motore della mostra; il lavoro di ricerca, ideazione, progettazione ed elaborazione dei contenuti, i layout e il piccolo catalogo sono un gesto gratuito e appassionato dei soci che hanno creduto nel valore di questa iniziativa; sempre i soci ne hanno garantito anche tutti gli orari di apertura. I costi di produzione sono stati invece coperti da sponsorizzazioni private. Il materiale su cui si basa la mostra è di Ermanno Tunesi, le foto di Luca Comerio.
Abbiamo iniziato a ripercorrere la storia della Saffa; le parole di Emanuele Torregiani, scrittore e giornalista, ci fanno sentire la voce del passato, in attesa di conoscere un futuro ancora tutto da definire “…Era, la fabbrica o in detto popolare il fabbricone, l’arnia produttiva dentro il mondo ancora agricolo della città, dei paesi, delle contrade, delle cascine …si lasciava la terra e la stalla ereditata per entrare a guadagnare ‘il pane a vita’. Dentro, al riparo dalla siccità, dalla grandine, dal gran freddo, dal gran caldo: il soffocone delle estati estenuanti, dalle albe livide degli inverni fumiganti…”
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 6 Novembre 2015, pag. 45.