Una storia che appartiene ai Robecchesi e che inizia agli inizi del ‘900 in via Dante dove nasce la prima sede del “Circolino”, e che Attilio Viganò e Giovanni Vincenzo Barenghi mi hanno aiutato a conoscere.
E mentre li ascolto ricordare, mi sembra di entrare nella trama dei libri di Giovannino Guareschi che racconta le vicende di un mondo ancora piccolo, idealmente paradigmatico della realtà rurale italiana del dopoguerra, attraverso i personaggi di “Don Camillo e Peppone”. Storie che raccontano di bontà d’animo misurata nei momenti di necessità, di quelle intese al di là delle controversie politiche, di persone che hanno reciproca stima e lottano fianco a fianco per gli stessi ideali.
Inizialmente il Circolino è una “Società di Mutuo Soccorso” per i soci; nel 1920 diventa Società Anonima Cooperativa denominata Circolo Liberale Democratico di Robecco sul Naviglio.
L’oggetto sociale è l’educazione e l’istruzione dei soci, ma anche la reciproca assistenza e il miglioramento economico.
Sotto il fascismo cambia ancora nome e nel 1930 diventa Circolo Cooperativo Sindacati Nazionali; finalmente nel 1948 prende il nome attuale di Circolo Cooperativo – il “Circolino”.
I Circolini e Circoloni, con una distinzione data dalla contrapposizione di ideali politici e dell’impostazione filosofica (social-comunista per i circolini e democristiana-cattolica per i circoloni) sono simili nella struttura edile e organizzativa e sorgono in ogni paese; esistono ancora a Magenta “l’Ideal”, ad Abbiategrasso “La Rinascita”, il Circolone a Casterno, il Circolo Cooperativo a Castellazzo e il Circolino/Circolo Cooperativo di Robecco sul Naviglio mentre il circolo di Cascinazza e il Circolone o Circolo Famigliare di Robecco non ci sono più.
Gli anni ’50 sono anni di grande crescita e sviluppo per il Circolino: nel 1952 si prepara la nuova sede in via Roma, resa possibile dal lavoro volontario dei soci e dal loro sostegno finanziario attraverso la forma del prestito sociale.
La sede è inaugurata il 4 febbraio 1954 dal sindaco DeBernardi e benedetta dal parroco Don Ottavio Sironi.
Il Circolino è un centro ricreativo e una cooperativa di consumo per offrire alle famiglie prodotti a basso prezzo: principalmente il vino. E in effetti gli iscritti hanno l’obbligo di acquisto del vino in loco, pena l’espulsione dal libro dei soci.
Il Circolino è gestito da un “faturin” che abita con la sua famiglia nell’appartamento costruito direttamente nella sede; è aperto tutto il giorno per consentire lo svago dopo il lavoro e uno scambio di vedute con i compaesani, accompagnato da un buon bicchiere e una partita a carte, quando c’è il tempo.
Agli inizi il direttivo del Circolino acquistava direttamente le uve, le portava in sede, dove venivano pigiate e imbottigliate e/o rese disponibili per la mescita. Il socio “consigliere di giornata” controllava e riforniva il banco della distribuzione.
E per ogni litro di vino acquistato, l’acquirente riceveva una “marchetta” utile per il successivo ritiro di vino come sconto merce.
Passano gli anni e i consiglieri del Circolino, nel mese di Agosto, si recano nell’Oltrepo a visionare la produzione delle vigne prima della vendemmia, e a Robecco si riceve direttamente l’autobotte con il vino sfuso.
Nella settimana prima di Natale, davanti al Circolino sostavano le carriole (o cariuole) cariche di damigianette da riempire: le famiglie presentavano le marchette raccolte durante l’anno e si conteggiavano i litri di vino da portare a casa gratis.
L’ingresso al Circolino era aperto a tutti, anche se gli avventori erano quasi esclusivamente di sesso maschile e c’era chi si portava qualche cosa da mangiare da casa per bere un bicchiere con gli amici. Le merende del tempo… pane, cipolle e sale o il “saracco” (aringa affumicata).
Erano in funzione 3 campi per il gioco delle bocce (alla lombarda) e a disposizione i mazzi di carte per la scopa, la briscola, il marianone, il tresette.
Al primo piano nel salone, utilizzato dai soci e dalla cittadinanza per assemblee e incontri, venivano allestiti molte pranzi di nozze e le feste dei coscritti e di leva. Si ingaggiava il cuoco, arrivavano le donne con gli animali di cortile: si cucinava, si beveva e si dava il via alle feste. E se ne è fatto grande uso fino alla fine degli anni ’70!
In tutti questi anni il Circolino è stato sede di attività culturali e ricreative, corsi di ballo, di degustazione, di storia. Dagli anni ’90 però scompare il gioco delle bocce e poi anche il biliardo.
Personalmente ricordo gli appuntamenti di qualche anno fa delle “Merendene” interessanti e coinvolgenti.
Oggi una parte dello spazio è stata concessa in uso come sede per le associazioni del Gerusco e dei Cantattori.
I soci della Cooperativa sono attualmente 104 e, come un tempo, nello statuto si legge”… la Cooperativa si propone di soddisfare le esigenze economiche, culturali e ricreative prevalentemente dei propri soci e delle loro famiglie e dei cittadini in genere, attraverso l’esercizio delle seguenti attività:
a) gestione di circoli sociali …
b) distribuzione, sotto forma di commercio al minuto,di beni di consumo di qualsiasi genere …
c) organizzazione e gestione, …, di iniziative a carattere sociale, culturale, turistico, ricreativo e sportivo, tendenti a favorire un sano utilizzo del tempo libero da parte dei soci, delle loro famiglie e dei lavoratori in genere …”.
Il bar è stato dato in gestione, con affitto di impresa, ad Antonietta e Giovanni, ma continua a rispettare la tradizione sociale del Circolino: in sala le ragazze sono sempre sorridenti e disponibili, di una gentilezza genuina, e i tavoli e il vino sono sempre a disposizione per passare del buon tempo in compagnia; al gioco delle carte si è affiancato il calciobalilla. A pranzo vengono serviti piatti da tavola fredda.
Nei locali dello scantinato c’è anche un piccolo museo che conserva gli attrezzi della tradizione lavorativa del Circolino di Robecco: la misura del litro, del mezzo litro, della pinta, i bicchieri, le marchette, i tini e anche un piccolo ciclostile con cui venivano stampati i fogli di propaganda.
Ma questa è un’altra storia che sarebbe bello raccontare con l’aiuto di chi il circolino l’ha vissuto e lo vive oggi … Aspetto il contributo dei Robecchesi che avranno voglia di raccontare il loro pezzo di questa affascinante avventura nata ai primi del ‘900 nel Circolino.
Paola Mazzullo
L’articolo è stato pubblicato su La Libertà del 30 Gennaio 2015, pag. 27